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Dopo la strage di Parigi, una riconciliazione profonda è necessaria

LA COMUNITÀ PER LO SVILUPPO UMANO si unisce agli altri Organismi del Movimento Umanista di cui è anch’essa espressione, nella condanna degli attentati di Parigi del 7, 8 e 9 gennaio scorsi. Vuole cogliere l’occasione per fare una riflessione utile a tracciare una risposta alternativa a quanto accaduto poiché c’è il rischio che dia l’avvio a una nuova stagione di barbarie a livello internazionale. Quanto è avvenuto a Parigi, ha sconvolto centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, soprattutto in Europa, provocando miriadi di testimonianze di solidarietà e di protesta, non solo per il fatto in sé, ma perché è stata attaccata una città e una Nazione che è simbolo dall’Illuminismo, dei più alti valori umani quali la “Libertà, l’Uguaglianza e la Fraternità” e che è stata la sede il 10 Dicembre del 1948, della Dichiarazione Internazionale dei Diritti Umani.

Non si può però ignorare che proprio in quei giorni altre atrocità si consumavano in Nigeria, in zone come Baga e Doron Baga, ad opera di Boko Haram nel silenzio dei media ufficiali che ancora una volta hanno usato “due pesi e due misure” impedendo così all’opinione pubblica di conoscere una realtà di morte e distruzione avvenuta nell’assoluta indifferenza non solo dei mezzi d’informazione, ma delle stesse Nazioni Unite.

La Comunità per lo Sviluppo Umano mette l’accento sul dovere dei mezzi di comunicazione e dei Governi, di dare lo stesso valore e pari dignità a tutte le vittime di questo sistema mondiale ingiusto, affermando che prima di essere “Charlie”, “Nous sommes tous des êtres humains” (Noi siamo tutti esseri umani).

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La Comunità per lo sviluppo umano esprime pubblicamente il suo ripudio all'azione militare del governo di Israele verso il popolo palestinese di Gaza.

La Comunità per lo sviluppo umano, promotrice di una cultura mondiale di Pace e Nonviolenza, esprime pubblicamente il suo ripudio all'azione militare del governo di Israele verso il popolo palestinese di Gaza.

Stiamo attraversando una situazione mondiale pericolosa, l'entrata dell'esercito israeliano nella Striscia di Gaza sta provocando la morte e l'esodo disperato della popolazione. Decine di migliaia di civili sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni per cercare rifugio presso ospedali, scuole e altre infrastrutture dell'agenzia delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali.

Desideriamo riprendere le parole pronunciate da Silo a Berlino, nel Summit dei Premi Nobel della Pace (11/11/2009, ndt).
"È urgente creare coscienza per la Pace e il disarmo. Ma è anche necessario risvegliare la coscienza della Nonviolenza Attiva che ci permetta di respingere non solo la violenza fisica, ma anche ogni forma di violenza economica, razziale, psicologica, religiosa e di genere. Naturalmente, aspiriamo al fatto che questa nuova sensibilità possa istallarsi e commuovere le strutture sociali, aprendo il cammino alla futura Nazione Umana Universale.
Lanciamo un appello a tutte le persone affinché uniscano i propri sforzi e prendano in mano la responsabilità di cambiare questa situazione, superando la violenza personale, reclamando la fine di ogni violenza sociale e appoggiando nel proprio ambiente più prossimo la crescita di questa influenza positiva".

 

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La situazione in Mali - Una risposta violenta alla violenza, non porterà la Pace

La Comunità (per lo sviluppo umano), organismo sociale e culturale del Movimento Umanista alza la sua voce per denunciare la grave situazione di violenza alla quale si vede sottoposto il popolo del Mali.

 

La situazione è diventata critica nelle ultime settimane a causa della crudele lotta tra forze governative e milizie nel nord del paese, all'invio di truppe da parte del governo francese ed all'appoggio logistico ed ideologico offerto dal Gruppo degli 8 e dall'ONU all'azione militare francese.

 

Ancora una volta, si fa ricorso alle armi per tentare di risolvere i conflitti le cui radici si trovano nelle disumane condizioni di vita alle quali si vedono sottoposti gli abitanti di un paese o di una regione.

 

L'uso della violenza fisica, da parte dell'una o dell'altra fazione, non porterà la Pace. Al contrario, farà crescere le indegne condizioni di povertà, discriminazione ed emarginazione di quei paesi.

 

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